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Signori, giù (almeno) il cappello

da Redazione

Che altro si può fare davanti alla stravaganza dei personaggi di Alberto Vitali? Lo dice la scrittrice Simona B. Lenic.

È innegabile che il mondo sia pieno di storie. Di fatti eccentrici. Di persone esuberanti. Nonostante i problemi e la devastazione di certe giornate, c’è ancora qualcosa di gaio e genuino che si aggira per le strade. C’è ancora qualcuno capace di un’esistenza semplice – nel senso più positivo del termine – e di una bella risata, alla faccia di tutto e tutti. La stravaganza della realtà è ovunque intorno a noi, a volte manca solo lo sguardo giusto per coglierla. Ma c’è chi ci riesce, come Andrea Vitali. E ci riesce così bene da riuscire pure a raccontarla, a percepire così attentamente l’ironia e i meccanismi un po’ matti della quotidianità da racchiuderli in libri di successo come Olive comprese (Garzanti, 2006), Il segreto di Ortelia (Garzanti, 2007) e il recente Almeno il cappello (Garzanti, 2009). Ma il dottor Vitali – medico di base del comune di Bellano – non si ferma qui. Reinventa la vita quotidiana, rendendo le storie che incontra un momento della memoria.
“Le mie storie partono spesso da cose che mi raccontano o sento in giro – spiega lo scrittore – In ambulatorio incontro tante persone, parlo con loro e molti personaggi nascono così”. Andrea Vitali è un fiume in piena di aneddoti, soprattutto riguardanti il personaggio di Graziella Vastità: “Esiste veramente! Ha un altro nome ma è davvero una mia paziente. L’ho ribattezzata così per la vastità dei suoi glutei: non ha curve, ha veri e propri tornanti e quando viene da me unisce due sedie per sedersi più comodamente. L’ho incontrata 20 anni fa e ho capito subito che mi avrebbe dato grandi soddisfazioni perché quando le chiesi se suo figlio fosse nato a termine, lei mi rispose di no, che era nato in ospedale. Io non la corressi, né le spiegai cosa volevo dire così lei continuò a parlare liberamente modificando le parole e il loro senso a suo piacimento. Fino a parlarmi della tintura d’odio o di vacanze sul mar Tirrenico”.
Altra particolarità di Vitali sono i nomi dei personaggi. Tra le sue pagine s’incontrano Eufrasia, Idreno, Vereconda… “Il calendario di frate Indovino è stata la mia prima lettura e fonte inesauribile di nomi. Poi mi diverto a dare ai personaggi nomi che li raccontino, che racchiudano le loro caratteristiche: in Almeno il cappello nel parlare di una madre di 7 figli mi è venuto spontaneo chiamarla Estenuata!”. E proprio in Almeno il cappello racconta la storia di una sgangherata banda di paese che tenta di trasformarsi nel corpo musicale Bellanese, negli anni del fascismo. Qual è il suo rapporto con la musica? “Quando ero giovane ho fatto parte della banda del mio paese. Mi era stato assegnato il trombone ed ero negato, però volevo rimanere nella banda perché era l’unico modo per uscire di sera, allora un amico mi ha consigliato di far finta di suonare. E così ho fatto finché ci riuscii”.
Simona B. Lenic
www.simonalenic.it

 

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