Secondo Renzino Gobbi (Consorzio Vini Tipici) il 2009 darà a San Marino circa 7-8 mila ettolitri di vino eccellente.
“Ma per le vie del borgo/ dal ribollir de’ tini/ va l’aspro odor de i vini/ l’anime a rallegrar”. Una gioia poetica, quella espressa da Giosuè Carducci nella celebre “San Martino”. Una gioia che non conosce tempo, e che oggi, giocando con il titolo della composizione, è sempre viva tra il profumo dell’uva e i graspi dei vigneti di San Marino. Un occhio costantemente rivolto al cielo, l’altro ai frutti del terreno. E’ meravigliosamente straordinaria la vita di chi si dedica alla vigna, ai filari, ai grappoli d’uva che si trasformano in nettare di Bacco: dedizione, amore, costanza e grande impegno. E, spesso, grandi risultati. “Il 2009 – racconta Renzino Gobbi, enologo e direttore del Consorzio Vini Tipici di San Marino (nella foto) – si preannuncia piuttosto interessante per il vino. Abbiamo avuto un inverno favorevole dal punto di vista delle precipitazioni: ha piovuto parecchio e il terreno ha potuto accumulare le scorte necessarie di acqua. Luglio e agosto sono stati due mesi molto soleggiati, e l’uva ha avuto una maturazione ottimale. Il grappolo va raccolto al momento giusto, magari aspettando anche una settimana in più rispetto alle previsioni. E’ anche per questo che è necessario vivere il vigneto quasi quotidianamente: e questa passione viene sempre più spesso ripagata da grandi vini. Sotto l’aspetto sanitario, i risultati della vendemmia 2009 sono eccellenti”. Sono circa 180 i produttori sammarinesi, qualcuno anche molto giovane, a testimoniare la tendenza – molto diffusa in Italia dopo la campagna messa in piedi già da qualche tempo dal Ministro Luca Zaia – che vede sempre più “under 30” avvicinarsi alla terra e alla produzione di vini.
Una vendemmia, quella del 2009, iniziata il 17 agosto e che si chiuderà i primi giorni di ottobre. “Probabilmente non raggiungeremo i numeri del 2008 – sottolinea Gobbi – però dovremmo chiudere l’anno con un raccolto di circa 10 mila e 500 quintali d’uva”. Una quantità che, se consideriamo che il rapporto di resa tra uva e vino oscilla attorno al 70-75%, porterà alla produzione complessiva di 7-8 mila ettolitri di vino. Vini che, sul Titano, nascono prevalentemente dal Sangiovese – il vitigno principe – ma anche dal Cabernet, dal Merlot e dall’Ancellotta. Vini che nascono, vini che negli ultimi anni, anche grazie a un costante lavoro di ricerca, sono cresciuti, maturati.
I risultati? Hanno nomi splendidi – dai “Castelli Sammarinesi Rosso”, un vino giovane, a salire fino al Sangiovese, al Brugneto, al prestigioso Tessano – già sulla bocca di tutti anche oltre confine. Mercati che si sono aperti grazie alla grande personalità dei vini sammarinesi che, ammette lo stesso Gobbi, può variare di anno in anno, anche in base ai tannini, costituenti naturali dell’uva che rappresentano un fondamentale elemento stabilizzante per il colore e la vita media dei grandi rossi. Un esempio? Il Brugneto, che entra nel mercato due anni dopo la vendemmia: nel mese di giugno del 2009 è uscito quello raccolto nel 2007. “Rispetto alla produzione del 2006 (uscito lo scorso anno, ndr), il ‘nuovo’ Brugneto si presenta meno corposo ma più raffinato. Un vino che comunque non delude le aspettative”. Come non delude mai il Tessano, che viene affinato in piccole botti di rovere e che va in commercio a tre anni di distanza dalla vendemmia. O il Caldese, il re dei bianchi: deriva dalle migliori uve di Chardonnay e di Ribolla diradate al momento dell’invaiatura e compie l’intero ciclo di fermentazione e di affinamento in piccole botti di rovere. Tutti vini che già da tempo stanno riscuotendo consensi anche fuori dai confini di Stato. Margini di crescita? “Non abbiamo limitazioni – conclude Renzino Gobbi –. Su alcune varietà abbiamo bisogno di incrementare anche se, complessivamente, non vogliamo sbilanciare il rapporto tra i vigneti e le vendite”.