Forse qualcuno dovrebbe spiegare ai Senatori dell’Italia dei Valori Felice Belisario ed Elio Lannutti che San Marino non è Italia, e che è una libera Repubblica da più di 1700 anni. Che non esiste una dogana al confine e che c’è un lavoro di mesi in materia di antiriciclaggio apprezzato dagli organismi internazionali.
San Marino non è la Svizzera, l’Italia non è gli Stati Uniti d’America. Qui non esiste un caso Ubs, e lo scudo fiscale per il rimpatrio di capitali (rientro previsto massimo: 2 miliardi di euro, un’inezia rispetto ai 300 miliardi complessivi ipotizzati), discutibile da un punto di vista politico, è uno strumento più che adeguato per il rientro dei capitali evasi in Italia e in parte depositati anche sul Titano. Eppure da Palazzo Madama, alla vigilia dell’approvazione dello scudo fiscale, si alza una voce per chiedere lumi sulla ritrosia del governo a siglare l’accordo sullo scambio di informazioni con San Marino. I senatori dell’Italia dei Valori Felice Belisario ed Elio Lannutti hanno infatti depositato un’interrogazione rivolta al ministro Giulio Tremonti in cui "si chiede di sapere quali siano le ragioni per cui il governo italiano, dopo il G20 di Londra e dopo lo storico accordo tra il dipartimento di giustizia statunitense e la Svizzera sul caso Ubs, non abbia ancora stipulato l’accordo con la Repubblica di San Marino, al fine di individuare coloro che utilizzano la piccola Repubblica per occultare i capitali o evadere il fisco".
Il documento esprime, nelle sue premesse, giudizi durissimi sul sistema sammarinese: "E’ una finanza senza regole quella che sta emergendo dalle indagini della Procura della Repubblica di Forlì sulle attività della Cassa di risparmio di San Marino". E prosegue: "Una finanza alimentata dall’evasione fiscale di cittadini italiani che viene sfruttata dalle banche sammarinesi per penetrare in modo illecito nell’economia nazionale". Per i due Senatori Idv, il mercato di riferimento del sistema finanziario della Repubblica è quello interno, "rappresentato da residenti e prevalentemente da non residenti che di propria iniziativa scelgono di recarsi fisicamente presso banche e finanziarie sammarinesi piuttosto che presso intermediari del proprio Paese". Lannutti e Bellisario citano quindi i contenuti di una relazione riservata inviata all’esecutivo sammarinese da Banca Centrale di San Marino. Il documento, divulgato poi sulla stampa, "conterrebbe due ammissioni notevolissime, che l’economia locale vive in buona parte sull’evasione fiscale italiana e che la stessa evasione, in realtà, è reato anche sul Titano". E ancora i senatori Idv chiedono informazioni sulle verifiche in corso su un elenco di 700
cittadini e società residenti a San Marino ma con domicilio fiscale al Consolato di Rimini che la Guardia di finanza sta conducendo. Infine, si chiede chiarezza sul numero effettivo di italiani residenti sul Titano. "Nelle mani dell’Agenzia delle entrate – scrivono i senatori – ci sarebbe l’elenco di tutti i cittadini italiani residenti nel Titano, messo a disposizione dal governo sammarinese", secondo cui la loro soglia non supererebbe le quattro mila unità. Al contrario però, a Lannutti e Belisario risulta che "secondo i dati dell’archivio dell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire), gli italiani che hanno stabilito la propria dimora abituale nella Repubblica sarebbero oltre 8 mila".