In Emilia-Romagna la lotta all’evasione si fa serrata. Ben 139 comuni (sul totale di 341) hanno infatti siglato un patto con l’Agenzia delle Entrate per scovare i furbetti che evadono, tra fabbricati “dimenticati”, residenze fittizie e il possesso di beni superiori al tenore di vita.
Fabbricati non denunciati, residenze fittizie, possesso di beni che rivelano redditi più alti di quelli dichiarati. La lotta all’evasione passa dai 139 Comuni emilia-romagnoli (sui 341 della regione) che hanno stretto un patto con l’Agenzia dell’Entrate per scovare i ‘furbetti’ del fisco. Grazie ai 225 controlli eseguiti fino alla fine del mese di agosto su segnalazione delle amministrazioni comunali, l’Agenzia ha accertato 225.000 euro di maggiore imposta, 603.000 euro di maggiore imponibile Irpef-Ires e 151.000 ai fini dell’imposta di registro. Il totale di questi importi "nascosti" ammonta a quasi un milione di euro (979.000). I controlli si sono, però, intensificati a settembre, anche perché dai Comuni è arrivata una pioggia di segnalazioni. "Circa 613 in appena 20 giorni, segno che la macchina si è messa in moto", conferma Antonio Gentile, direttore dell’Agenzia delle entrate dell’Emilia-Romagna, a margine di un incontro di presentazione del protocollo d’intesa per la cooperazione dei Comuni nella lotta all’evasione fiscale organizzato con l’Anci regionale.
Gran parte delle segnalazioni riguardano la proprietà immobiliare (149 sulle 225 arrivate a fine agosto), con 160.000 euro evasi per fabbricati non dichiarati ed affitti in nero. Segue il settore del commercio, dove gli uomini del Fisco hanno scoperto veri ristoranti ‘camuffati’ da circoli privati. Molti i casi di residenze fittizie all’estero di cittadini che vivono e lavorano in realtà Emilia-Romagna, ‘beccati’ dal Fisco grazie a multe, bollette, o perché mandano i figli a scuola in regione. I controlli, per esempio, hanno portato alla luce il caso di un contribuente che nel 2004 risultava proprietario di 43 immobili, fra abitazioni, uffici, negozi, box auto e magazzini, e non aveva presentato alcuna dichiarazione dei redditi.
Quando le somme non dichiarate ma accertate dai controlli rientreranno nelle casse dello Stato, un 30%, in base alla convenzione, andrà ai Comuni, che, ricorda Gentile, "hanno un beneficio ulteriore, perché recuperano anche l’addizionale comunale sull’Irpef" non pagata dagli evasori. Il direttore dell’Agenzia delle entrate attribuisce il successo di questi primi mesi di collaborazione a due fattori. "La ritrovata capacità amministrativa degli uffici comunali e la collaborazione tra i diversi attori della fiscalità- spiega- questa è una buona premessa per il federalismo fiscale". Con l’alleanza amministrazioni-Fisco contro l’evasione, l’Emilia-Romagna ancora una volta fa da apripista. Senza contare che l’accordo quadro tra l’Agenzia delle Entrate e l’Anci semplifica molto l’adesione dei Comuni al protocollo d’intesa. "E’ importante il ruolo di intermediazione dell’Anci- rivendica il ‘reggente’ regionale dell’associazione, il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi- altrimenti sarebbe stato necessaria una convenzione per ogni Comune. E poi, per noi si tratta di un segnale politico: in una situazione di difficoltà sul fronte delle entrate, recuperare parte dell’evasione è una cosa importante e un’azione di giustizia sociale".
Reggi non risparmia, poi, una stoccata al governo nazionale, visto che gli sforzi dei Comuni "vengono vanificati da provvedimenti come lo scudo fiscale o la moratoria sulle multe". In ogni caso, auspica, "l’esempio virtuoso può innescare una reazione a catena, può essere da stimolo anche ad altri enti". Del resto, conclude, alle amministrazioni (che dall’Agenzia delle Entrate hanno ricevuto un vademecum ad hoc per riconoscere i fenomeni di evasione) è chiesto "un impegno poco rilevante". Insomma, "è solo una questione di volontà politica".