In Consiglio giornata dedicata ai temi di politica interna, attorno al ruolo del tavolo tripartito. Gianfranco Terenzi (Pdcs) chiede che si riveda il principio erga omnes e la rappresentatività, come Fixing sostiene da tempo. Da più parti appello all’ANIS per tornare al tavolo delle trattative.
Il Consiglio Grande e Generale ha approvato a maggioranza la presa d’atto della ratifica degli accordi per il rinnovo contrattuale per il pubblico impiego, che prevedono l’aumento in busta paga dello 1,6% per il 2009 e del 2,1% per il 2010. Il comma dedicato alla ratifica degli accordi fra governo e sindacati e alla presentazione del relativo progetto di legge è stata l’occasione per affrontare la questione aperta del tavolo tripartito, ed è venuto fuori anche il discorso della rappresentatività delle associazioni dei datori di lavoro e dei sindacati, l’erga omnes, la cui inattualità è balzata agli occhi con la recente polemica sul tentativo di imporre all’ANIS aumenti non condivisi dopo la firma del contratto industria da parte di Osla.
L’esigenza di ridiscutere il principio erga omnes nell’applicazione dei rinnovi contrattuali in particolare questa mattina è stata sollevata da Gianfranco Terenzi, consigliere del Pdcs, storico rappresentante degli artigiani sammarinesi. “La legge sul lavoro del 1961 – ha affermato Terenzi in aula – aveva validità interpretativa allora, ma oggi va rivista e l’erga omnes è un tema che il Consiglio dovrà sicuramente esaminare". Terenzi, che ha affermato di non condividere comunque la mancata firma da parte di ANIS, bolla come “non più accettabile” il principio dell’erga omnes e chiede alla politica “di dare una risposta assolutamente in tempi brevi al principio di rappresentatività".
Un invito all’associazione dell’industria "per riprendere con efficacia e partecipazione i lavori del tavolo" lo invia Pier Marino Menicucci, esponente degli Eps. Che sollecita anche il governo a compiere uno sforzo "per ridare fiato al tavolo, in modo che tutti i rappresentanti del mondo economico siano partecipi". Per Claudio Felici, capogruppo Psd, malgrado i buoni propositi "l’approccio integrato del tavolo è venuto meno". Con la riapertura del confronto, "ora mi aspetto omogeneità del ruolo del governo, sia che si parli di rinnovi contrattuali della Pa, in cui è mediatore ma anche controparte, sia che di servizi bancari". Anche Alessandro Rossi, coordinatore di Sinistra Unita, evidenzia come lo "sforzo apprezzabile del governo di convogliare al tavolo tutte le diverse forze contrattuali non abbia comunque portato ai risultati sperati". Ma riconosce che le "responsabilità sono diffuse".
Il dibattito ha toccato anche la polemica dei sindacati sul mancato adeguamento delle indennità. Il segretario di Stato per gli affari interni, Valeria Ciavatta, ha difeso il loro congelamento: "Il governo ha riconosciuto che non era il momento per invertire un trend rispetto agli ultimi rinnovi e questo discorso è stato strumentalizzato". Il segretario bacchetta quindi i consiglieri, da cui "mi sarei aspettata una coraggiosa presa di posizione". Ciavatta sottolinea poi che "l’importo mensile delle indennità avrebbe comportato un costo aggiuntivo a partire da 63 e fino a 1.875 euro" all’anno a persona. Infine, Pasquale Valentini, segretario Pdcs, plaude alla consapevolezza dimostrata dai dipendenti del pubblico impiego.
"Quando è nata la polemica sulle indennità – spiega – si è fatto prevalere il senso di responsabilità". Perciò, conclude il segretario di via delle Scalette, "aver portato a casa gli accordi e questo risultato, senza esasperare il conflitto sociale, cosa che in altri momenti sarebbe stato inevitabile, è un punto di forza".