Riparte l’inflazione in Italia. Nello scorso mese di agosto, infatti, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività comprensivo dei tabacchi è stato pari a 138,2, registrando così una variazione di più 0,3 per cento rispetto al mese di luglio.
Riparte l’inflazione in Italia. Nello scorso mese di agosto, infatti, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività comprensivo dei tabacchi è stato pari a 138,2, registrando così una variazione di più 0,3 per cento rispetto al mese di luglio e di più 0,1 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Anche al netto dei tabacchi, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, pari a 137,6, ha presentato nel mese di agosto una variazione congiunturale di più 0,3 per cento e tendenziale pari a più 0,1 per cento. E’ quanto comunica l’Istat, che precisa come l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), che a partire dagli indici relativi a gennaio 2006 viene diffuso in base 2005=100, in agosto è stato pari a 108,4 registrando una variazione di più 0,2 per cento sul piano congiunturale e una variazione di più 0,1 per cento in termini tendenziali. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, comprensivo dei tabacchi, in agosto 2009 è stato di 136,9, con una variazione di più 0,3 per cento rispetto a luglio e una variazione di più 0,2 per cento rispetto ad agosto 2008; le corrispondenti variazioni registrate dall’indice calcolato al netto dei tabacchi sono state, rispettivamente, più 0,4 e più 0,2 per cento, mentre il livello dell’indice è stato pari a 135,8. Nel mese di agosto gli aumenti congiunturali più significativi sono stati rilevati per i capitoli Trasporti (più 1,8 per cento) e Ricreazione, spettacoli e cultura (più 0,6 per cento); variazioni nulle si sono registrate nei capitoli Servizi sanitari e spese per la salute e Istruzione; variazioni congiunturali negative si sono verificate nei capitoli Comunicazioni (meno 0,3 per cento), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (meno 0,2 per cento), Abbigliamento e calzature e Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (meno 0,1 per cento per entrambi). Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi (più 2,8 per cento), Altri beni e servizi (più 2,6 per cento) e Istruzione (più 2,2 per cento); variazioni tendenziali negative si sono verificate nei capitoli Trasporti (meno 3,1 per cento) e Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (meno 2,1 per cento). Rispetto all’indice armonizzato dei prezzi al consumo per i paesi dell’Unione europea (IPCA) (comprensivo delle riduzioni temporanee di prezzo), in Italia gli aumenti congiunturali più significativi si sono verificati nei capitoli Trasporti (più 1,7 per cento) e Ricreazione, spettacoli e cultura (più 0,6 per cento); variazioni nulle si sono registrate nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi e Istruzione; variazioni congiunturali negative si sono verificate nei capitoli Abbigliamento e calzature (meno 1,3 per cento), Comunicazioni (meno 0,4 per cento), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (meno 0,2 per cento) e Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (meno 0,1 per cento). Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli Servizi sanitari e spese per la salute (più 3,5 per cento), Bevande alcoliche e tabacchi (più 2,7 per cento), Istruzione e Altri beni e servizi (più 2,6 per cento per entrambi); variazioni tendenziali negative si sono verificate nei capitoli Trasporti (meno 3,1 per cento), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (meno 2,0 per cento) e Abbigliamento e calzature (meno 0,4 per cento).
Nell’ambito delle 20 città capoluogo di regione, nello scorso mese di agosto gli aumenti tendenziali più elevati dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività si sono verificati nelle città di Napoli (più 1,9 per cento), Trieste (più 1,8 per cento) e Reggio Calabria (più 1,3 per cento). A comunicarlo, l’Istat. Le variazioni più moderate hanno riguardato Milano e Trento (meno 0,6 per cento per entrambe), Bologna e Firenze (meno 0,5 per cento per entrambe), Aosta e Palermo (meno 0,4 per cento per entrambe).