Lo "scenario peggiore" per l’epidemia di influenza A H1N1 in Emilia-Romagna è di oltre un milione di ammalati, ovvero il 25% della popolazione, con l’1% di ricoveri in ospedale per i casi più gravi pari a 10-11 mila persone.
Una persona su quattro con la influenza suina di tipo A, la temuta H1N1. È lo “scenario peggiore” previsto per la Regione Emilia-Romagna, che su queste cifre ipotetiche (oltre un milione di ammalati, con l’1% di ricoveri in ospedale per i casi più gravi, pari a 10-11 mila persone) sta predisponendo un piano con misure straordinarie per potenziare il servizio sanitario. Nello specifico queste misure straordinarie vanno dall’ampliamento della guardia medica all’acquisto di nuovi macchinari per la circolazione extra-corporea, necessaria nei casi più gravi come quello del ragazzo di Parma, ricoverato a Monza, e dell’anziana di Cesena, in cura al Bufalini. Oltre a questi due pazienti, in tutta l’Emilia-Romagna si sono verificati solo altri due casi critici, entrambi trattati a Bologna e già risolti. Ammontano invece a 1.269 i casi segnalati dai medici dal 25 maggio (quando fu scoperto il primo caso), di cui 410 accertati da esami di laboratorio. Il punto sulla situazione è stato tracciato oggi dall’assessore regionale alla Sanità, Giovanni Bissoni, in una conferenza stampa nella sede della Regione a Bologna assieme agli esperti di malattie infettive che collaborano alla stesura del piano straordinario assistenziale da mettere in campo.
Oltre a fornire tutte le informazioni disponibili al momento, l’Emilia-Romagna ci tiene a far passare un messaggio tranquillizzante: il virus A H1N1, ha ribadito Bissoni, provoca "una forma influenzale dal decorso benigno e rapido che non ha particolari conseguenze dal punto di vista sanitario. Il problema è la sua vastità, che fa prevedere una parte significativa della popolazione a casa con la febbre durante il picco". Insomma, l’appello è "non intasate i pronto soccorso".
In attesa delle decisioni sulla campagna di vaccinazione che verranno prese domani a Roma, Bissoni annuncia che l’Emilia-Romagna "si atterrà rigorosamente a quanto sarà definito a livello nazionale, anche se daremo il nostro contributo. Ma non condividiamo l’idea che una singola Regione possa stringere o allargare il piano". La stima di un milione di emiliano-romagnoli colpiti dall’influenza A nei prossimi mesi, sottolinea l’assessore, è appunto "l’ipotesi peggiore sulla base della quale ci prepariamo a predisporre i servizi: il nostro piano prevede diversi ‘step’ e ci auguriamo di non arrivare all’ultimo", quello che prevede appunto il 25% della popolazione interessata dal virus. E’ un’ipotesi, prosegue Bissoni, "che è giusto e sacrosanto fare, ma la preoccupazione è più di carattere sociale ed economico che sanitario". Con costi che al momento è difficile quantificare. L’Emilia-Romagna conta di vaccinare in totale oltre un milione e mezzo di persone, in due fasi: la prima probabilmente a metà novembre per il personale sanitario e dei servizi essenziali più i pazienti a rischio, la seconda a gennaio-febbraio che dovrebbe interessare tutti i cittadini tra i 2 e i 27 anni. Ma a questa spesa ne vanno aggiunte altre, come le somme che saranno riconosciute ai medici di base e ai pediatri per ogni vaccinazione eseguita (è in discussione un accordo nazionale con le associazioni dei medici). Senza contare le "ore perse" di lavoro e istruzione.
Ma si può parlare di preoccupazione per questa epidemia? "Dal punto di vista dei cittadini, questa è una influenza normale", ha tenuto a precisare Bissoni. "Mentre dal punto di vista di chi ha la responsabilità del sistema sanitario bisogna pensare a fronteggiare circa 1.000 possibili ricoveri in più a settimana rispetto agli 8.000 che in media vengono fatti in tutta la regione. E questo significa dover ragionare sull’intera macchina assistenziale dell’Emilia-Romagna". Ma "quello che ci preoccupa di più è la drammatizzazione della situazione, perché può rendere ancora più difficile la risposta sanitaria". Insomma, ha concluso l’assessore, bisogna "evitare ciò che sta accadendo a Napoli: dobbiamo attenuare la paura" e concentrare gli sforzi per mettere in campo "uno sforzo organizzativo straordinario e immane, con costi che vanno ben oltre quello del vaccino".