Ci ha lasciato il re dei quiz. Mike Bongiorno è scomparso a Montecarlo a causa di un infarto. E’ morto all’età di ottantacinque anni. La sua ultima avventura con i canali satellitari di Sky, che hanno dato per primi la notizia
E’ morto all’età di ottantacinque anni il presentatore televisivo Mike Bongiorno, era a Montecarlo. A lui sono legate alcune trasmissioni storiche della televisione italiana da "Arrivi e partenze", primo format, al celeberrimo "Rischia tutto". Cittadino americano naturalizzato italiano, aveva inziato alla Rai degli esordi per poi essere scelto da Silvio Berlusconi per lanciare le televisioni commerciali. La sua ultima avventura con i canali satellitari di Sky.
L’Italia moderna inizia il 26 novembre 1955, in uno studio della Fiera di Milano, con un presentatore di origine americana che porge le domande in tono ambiguo, tra il verbale d’interrogatorio e il ripasso del catechismo, isolando e imponendo un postulato di vita a un popolo di postulanti trasformisti ("la prima risposta è quella che conta") e tizi accidiosi ("trenta secondi a partire da questo istante").Bongiorno incarna il primo simbolo del carattere nazionale. E’ al di sopra dei Baudo e delle Carrà, non appartiene a una televisione, ma alla patria. "E’ ormai una figura storica della nostra democrazia", sosteneva con tono finto-ironico Oreste Del Buono. Quindi, per spedirlo su una panchina dei giardinetti a fare le parole crociate della "Settimana Enigmistica", non è dura, è impossibile. Dall’altro, l’Ovvio di genio, così chiamato per la sua perizia nel sintonizzarsi con le Morali e i molari della Maggioranza ("Io ho successo perché rubo il pensiero allo spettatore"), per la sua abilità di spiegare agli altri le cose che non capisce, per la grande opinione che ha di se stesso; ebbene, messo un plaid sopra le gambe, posizionata la poltrona accanto al telefono, zittita la moglie chiamato il figlio Nicolò, il grande Mike ha scritto la sua biografia. Ricca di un inserto fotografico che vale da solo il prezzo del libro: dalla polaroid con dedica di Silvio alle letigate con Sgarbi. In pratica, la Mike-Italia.
L’INCONTRO CON BERLUSCONI
Tratto da "La versione di Mike", di Mike Bongiorno con Nicolò Bongiorno (Mondadori)
Proprio nel ’77, l’anno in cui facevo Scommettiamo?, giocai anch’io d’azzardo, accettando l’incontro con un signore a me totalmente sconosciuto.
"Signor Mike" mi disse al telefono "mi chiamo Silvio Berlusconi. Ho in mente di creare una nuova televisione per l’Italia. Senza canone, basata soprattutto sugli investimenti pubblicitari dei grandi sponsor. Vorrei incontrarla perché penso che la sua collaborazione con me potrebbe essere molto proficua per entrambi."
Senza rendermi troppo conto di quali avrebbero potuto essere le conseguenze, per pura cordialità, dissi di sì alla sua proposta di conoscermi. In quel periodo continuavo ad aver voglia di esplorare strade nuove, e così ci mettemmo d’accordo per vederci l’indomani stesso, al ristorante 44 di Milano.
Devo confessare che il nome "Silvio Berlusconi" mi risultava completamente ignoto. Senza spiegare il motivo, chiesi in giro informazioni su questo signore, e la maggior parte mi diceva che Silvio Berlusconi era "solo" un palazzinaro, che stava per terminare di costruire il nuovo quartiere di Milano 2, e che a coronamento di una fortunata attività edilizia era stato recentemente nominato il più giovane cavaliere del lavoro d’Italia dal presidente della Repubblica Giovanni Leone.
Conoscevo Milano 2, perché ero stato, non troppo tempo prima, a visitare gli studi di TeleMilanoCavo, la televisione via cavo (antenata di Canale 5, ma che quando visitai non era ancora di proprietà di Berlusconi) che operava proprio all’interno del nuovo quartiere residenziale.
Dopo il caso Telebiella, io, come molti altri nel mio settore, seguivamo attentamente le vicende legislative che riguardavano il mondo delle telecomunicazioni e avevo di mia iniziativa voluto fare una visita dettagliata degli studi di TeleMilanoCavo a Milano 2 descrivendoli in un articolo per la "Domenica del Corriere".
In quella occasione avevo avuto modo di ammirare l’elegante quartiere che era ancora in costruzione e ammetto che ne rimasi affascinato, infatti nella mia rubrica sulla "Domenica del Corriere" lo definivo "un modernissimo quartiere" con "architetti lungimiranti" e concludevo dimostrando apprezzamento per la formula di quella piccola televisione via cavo che "era al servizio di una comunità di cittadini, dando particolare rilievo a tutti i problemi del quartiere".
Milano 2 mi aveva fatto l’ottima impressione di essere a misura d’uomo, pieno di verde, con dei bei laghetti e un sacco di spazi per i bambini. Scrivevo: "… a Milano 2 ci sono tre asili, due scuole elementari, e una scuola media. La televisione via cavo si è messa al servizio dei ragazzi realizzando programmi didattici che poi vengono trasmessi durante le ore di lezione".
TeleMilanoCavo era nata, "per caso" perché gli urbanisti a cui Berlusconi si era affidato, per evitare l’impatto negativo delle antenne televisive, avevano realizzato una rete cablata, in cui era rimasto ancora utilizzabile un canale. Al sistema via cavo vennero così collegate le circa cinquemila utenze dei residenti, che corrispondevano più o meno a ventimila telespettatori.
Con la mia brevissima indagine non avevo raccolto pareri entusiasmanti su Berlusconi, la maggior parte lo definiva semplicemente un "imprenditore" e non certo uno che potesse affrontare con cognizione di causa il mondo dello spettacolo e della televisione, ma andando a rispolverare i miei appunti su Milano 2, e soprattutto dopo averlo incontrato, capii che era tutta invidia.
Uscii di casa il 9 ottobre del ’77 e mi diressi, senza troppe aspettative, verso il ristorante 44 in via Cino del Duca, una traversa di corso Monforte a Milano.
Con lui conobbi anche Fedele Confalonieri. L’amico fidato di Berlusconi, con il quale era praticamente cresciuto condividendo anche una fortissima passione per la musica, al punto che addirittura per un certo periodo di tempo girarono a bordo delle navi da crociera, e qualche volta anche in locali da ballo nel periodo estivo, con un’orchestrina nella quale Fedele stava al pianoforte e Silvio cantava, soprattutto canzoni francesi. (Confalonieri, tra l’altro, ha ottenuto di recente il diploma al Conservatorio di Milano! È un brillante esecutore di Beethoven.) Da allora non si sono mai lasciati e insieme hanno percorso una strada di grandi successi. Confalonieri ha raggiunto l’apice nientemeno che con la nomina a presidente di Mediaset.
Incredibilmente, scoprii che l’unica persona che mi aveva mai sostituito in una serata era stato proprio Silvio Berlusconi. Accadde negli anni Sessanta. Ero stato scritturato a Piombino, una località dell’isola d’Elba, ma quando arrivai si levò una mareggiata tale che mi fu impossibile raggiungere il locale. Credo che quella volta si trattasse dell’elezione di una miss. Per sopperire all’emergenza il proprietario chiese di fare gli onori di casa al "chansonnier" Silvio Berlusconi, che oggi-giorno sovente ama ancora raccontare questo episodio.
Era presente al nostro incontro anche un dirigente della concessionaria di pubblicità italiana per Telemontecarlo, per il quale io avevo svolto dei compiti organizzativi per arrotondare i miei introiti, facendo debuttare come commentatore politico Indro Montanelli, e come commentatore calcistico Gianni Brera. Loro stessi avevano caldeggiato il mio incontro con Berlusconi, che tra le numerose idee che aveva in testa in quel periodo, stava anche per diventare l’editore del "Giornale" di Montanelli.
La prima cosa che mi colpì di lui fu il viso luminoso e l’ininterrotto sorriso. Gli piaceva scherzare, e nel corso della conversazione raccontava di tanto in tanto qualche barzelletta.
"Caro Mike" mi disse amichevolmente "con l’esperienza che lei ha, mi potrebbe dare una mano per mettere in piedi una televisione moderna! Vorrei fare dei programmi in stile americano, con un ritmo molto veloce, telegiornali brevi ma molto più frequenti, e soprattutto grandi avvenimenti sportivi. Dobbiamo costruire una rete di ripetitori su tutta la penisola, in modo da trasmettere in diretta tutto quello che facciamo. La RAI è troppo legata ai vecchi schemi, e la sua consulenza, essendo l’unico che ha un’esperienza negli Stati Uniti, mi potrebbe essere molto utile. Dobbiamo acquistare i macchinari, ingaggiare il personale tecnico, e costruire un grande centro dal quale muoveremo i primi passi. Ho fatto un po’ di calcoli e credo, anche se le mie previsioni sono un po’ azzardate, che dovremmo farcela a partire in grande fra un paio d’anni."
Era così convincente, e così sicuro di quello che diceva, che fra me e me pensai che se quell’uomo fosse nato in America, con la sua preparazione e il suo carisma trascinante, sarebbe potuto diventare addirittura presidente degli Stati Uniti. Be’, non è diventato presidente, ma in qualche maniera profetizzai bene, perlomeno primo ministro dell’Italia lo è stato!
Proseguì spiegandomi che ora che non si era più vincolati al cavo e che c’era stata la liberalizzazione delle trasmissioni via etere anche per le televisioni private, lui prevedeva un enorme sviluppo in questo campo. Mi confidò anche che molto presto avrebbe rilevato TeleMilanoCavo, la Tv che operava come affittuaria proprio nel suo quartiere di Milano 2, e che conoscevo bene a causa delle mie indagini giornalistiche. Mi garantì che avrebbe fatto presto nuovi investimenti concentrandosi sulle dotazioni degli studi televisivi, sugli artisti e sullo sviluppo di nuovi programmi.
Io ero frastornato da tanta energia, ma anche molto affascinato. Terminata la cena Berlusconi congedandosi mi disse: "Allora, ci vuol pensare su? Le interessano le mie proposte?".
"Guardi… io sto conducendo dei programmi con oltre venti milioni di spettatori" gli dissi molto francamente, "non posso abbandonare tutto per qualcosa che in questo momento in Italia non si può fare fino in fondo data la presenza del monopolio della RAI. Lei sa che io vengo dall’America, dove radio e televisione sono sponsorizzati. Ho sempre sognato di poter fare una televisione così, e data l’esperienza che ho acquisito quando lavoravo a New York penso di essere la persona adatta per farlo. Ora sto partendo con mia moglie per una vacanza in Messico. Mi lasci pensare, parlerò anche con lei, e le farò sapere qualcosa."
Mentre eravamo ad Acapulco, Berlusconi chiamava con insistenza quasi tutti i giorni, arrivò perfino a inviare un enorme cesto di rose per Daniela, con l’invito a convincermi ad accettare la sua proposta.
Il suo corteggiamento tenace proseguì ancora per tutto il Natale del ’77 e in seguito, fino ai primi anni Ottanta, quando ormai la costante frequentazione mi aveva sedotto completamente.