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Sistema economico sbandato ma non del tutto vinto

da Redazione

In un quadro mondiale non appare catastrofico come nelle previsioni di poco tempo fa e la nostra economia va un po’ meglio delle altre per alcune ragioni.

La prima è che le previsioni dei grandi organismi internazionali erano viziate per poter finanziare le economie in difficoltà (vedi il Fondo Monetario Internazionale). Il sistema economico e finanziario mondiale pur negli sbandamenti, non è crollato come si affermava. Occorre migliorare i comportamenti delle autorità di vigilanza per applicare le regole vigenti ed estendere quelle di prudenza finanziaria non solo alle operazioni bancarie ma anche alla nuova finanza. Occorre rivalutare la virtù del risparmio e la prevalenza dell’economia reale sull’eccesso di finanza.
C’è un’altra ragione per la quale la crisi è stata esagerata: le banche che volevano essere aiutate e gli economisti loro simpatizzanti, dovevano dimostrare che gli interventi pubblici a loro favore non servivano solo per salvarle ma erano utili all’economia.
Terza ragione. I governi propensi a favorire le banche e le industrie amiche con alti deficit di bilancio e chi crede che per combattere la crisi basti pompare denaro nell’economia secondo un superficiale modello neokeynesiano, tutti erano impegnati nel drammatizzare la situazione per supportare questa tesi. C’è poi una quarta ragione per la quale il panorama non appare più quello di una “nuova Apocalisse” (colorita espressione di Giulio Tremonti) poiché le misure prese stanno avendo effetto, con il normale sfasamento temporale fra la loro approvazione e l’impatto sul sistema economico.
L’Italia, oggi, va meglio delle previsioni. Esse erano strumentalmente esagerate ed il governo ha agito con politiche di bilancio prudenti, facendo leva sugli ammortizzatori sociali tradizionali, ampliati e rifinanziati e con interventi per le banche cauti e mirati. Quanto al sistema produttivo, esso non è in declino per senescenza, come molti guru economici affermavano, ma si avvia ad essere giovane, robusto e dinamico. Forse perché costituito da una miriade d’imprese piccole, medie e grandi (mai colossali) anziché di pochi giganti, dimostrando, ancora una volta, che non sempre chi è il più grosso è il migliore.

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