Le riflessioni degli scienziati tra elementi di discontinuità e novità. All’antico Monastero di Santa Chiara anche il Nobel 2006 John Mather
Comprendere la dinamica dei progressi dell’uomo in campo scientifico attraverso le testimonianze di scienziati di fama mondiale. San Marino è tornata a riflettere, e per il quarto anno l’antico Monastero Santa Chiara ha ospitato il simposio “La scoperta come avvenimento” con un parterre du roi dal pedigree cristallino: John Mather, Premio Nobel per la Fisica nel 2006, Yves Coppens, Owen Gingerich, Piero Benvenuti, Charles Townes, David Lathi, Giovanni Maddalena e John Polkinghorne. Per tre giorni – dal 28 al 30 agosto – l’uomo-scienziato ha parlato del ruolo del ricercatore. In attesa degli atti ufficiali del convegno, il Segretario Romeo Morri, ha spiegato che “la Repubblica di San Marino, attraverso lo stand che l’Università ha allestito all’interno della 30esima edizione del Meeting, dimostra una grande attenzione verso le attività di questo evento, uno degli appuntamenti più rilevanti non solo d’Italia ma anche di tutta Europa. Ed il simposio di quest’anno prende come sempre spunto dal tema del Meeting: ‘La scoperta come avvenimento’. L’evento, che ha visto sul Titano grandi studiosi, si inserisce in quel percorso che la Repubblica sta percorrendo verso la conoscenza: nei prossimi anni il Monte investirà in cultura della formazione. Credo che sia fondamentale, per una piccola realtà come la nostra, riuscire a trovare una caratterizzazione, ovvero puntare non tanto sulla quantità ma piuttosto sulla qualità dell’offerta”.
“Molti studiosi vengono e sono venuti in passato sul Titano – ha raccontato il Rettore Giorgio Petroni -. Lo stesso Goisuè Carducci, per fare un esempio, riprese l’idea di libertà democratica. Credo che la Repubblica di San Marino possa diventare una società democratica in grado di ospitare una serie di portatori di conoscenza. Anche attraverso il Parco Tecnologico, che con molta probabilità nascerà a cavallo tra la Repubblica e lo Stato italiano”.
“Il mio intervento al simposio – racconta John Mather – si è imperniato sulla storia dell’Universo attraverso Einstein, la scoperta dell’espansione dello spazio e quella del calore primordiale del Big Bang fino al futuro del-l’Universo. Un capitolo a parte è stato destinato allo studio dello spettro della radiazione di fondo cosmico con il satellite COBE. Noi abbiamo il compito di spiegare al mondo cosa facciamo: poiché abbiamo ricevuto il dono della conoscenza, è importante che questa stessa conoscenza venga in qualche modo diffusa”.
Mather poi ha affrontato il tema – scottante – della fuga dei ricercatori italiani, costretti a ‘emigrare’ per poter proseguire i propri studi. “Storicamente l’Italia ha dato un contributi vigoroso alla scienza. Oggi credo che si tratti di un problema di risorse. Nella ricerca, la competizione dà grande forza”. Mother poi si è soffermato sugli aspetti dell’uomo (e non dello scienziato ricercatore) di fronte a una scoperta, pronunciando sue sole, esatte parole: “Paura ed entusiasmo”. Già, la paura. “Paura – ha spiegato – perché magari ho scoperto una cosa sbagliata. Poi subentra una domanda. Semplice. ‘Cosa farò ora?’ perché c’è sempre un dopo di fronte ad una scoperta”.