Non basta attraversare l’oceano per staccarsi dal proprio pianerottolo. Per viaggiare davvero si devono lasciare a casa le abitudini e tutto ciò che crediamo di sapere senza aver conosciuto mai. Riflessioni su "Sulla strada" di Kerouac…
“In qualche punto lungo il tragitto sapevo che ci sarebbero state ragazze, visioni, tutto; in qualche punto lungo il tragitto mi sarebbe stata donata la perla”.
Sulla strada, Jack Kerouac
(Mondadori)
Non basta attraversare l’oceano per staccarsi dal proprio pianerottolo. Per viaggiare davvero si devono lasciare a casa le abitudini e tutto ciò che crediamo di sapere senza aver conosciuto mai. Tra tante cattedrali, ci sono chiesine senza nome. Ragazzi in kilt che sorridono da sotto la cornamusa. Piazze in cui la gente dedica canzoni e se ne va. Paesaggi che in foto sembravano proprio belli, che dal vivo ti tolgono il fiato e il sonno. Ci sono colori, odori e gusti che ci devi affondare gli occhi, il naso e la lingua per credere che esistano davvero. Persone che non avresti mai sperato di incontrare, ponti che non avresti mai sospettato di attraversare. Ci sono vertigini, umidità, cieli di fuliggine. E strade troppo piccole per le auto, troppo in salita per i piedi, troppo dolci per pensare che il mondo sia cattivo. Basta non fare progetti, non riempire lo zaino di aspettative e dedicarsi al qui e ora. Perché non c’è nulla di più eterno del momento che stiamo vivendo.
FIXING N.30 – venerdì 31 luglio 2009