L’accordo sulla flessibilità non soddisfa le imprese, il sindacato invece storce il naso per gli aumenti contrattuali. Ma (forse) presto si firma.
Il malcelato ottimismo del Segretario di Stato al Lavoro Gian Marco Marcucci, gli incontri “tecnici” (rigorosamente separati) richiesti dal Governo per affrontare le leggi collegate all’Accordo sui rinnovi contrattuali e sugli interventi a sostegno dell’economia e dell’occupazione. Sono questi due gli elementi che si possono cogliere in questi giorni per cercare di comprendere a che punto sia arrivata la lunga trattativa tra Governo, sindacati e associazioni di categoria. Se non ci saranno inopinati colpi di testa dell’ultimo momento, il testo dell’accordo è praticamente già stabilito. Prevede una percentuale di aumenti per tutti i contratti scaduti (Industria e Artigianato, Pubblica Amministrazione, AASP e Istituti di credito), iniziative per salvaguardare il valore dei salari, iniziative a favore delle imprese e tutta una serie di punti su cui intervenire – o quanto meno ragionare – su un periodo a medio e lungo termine. Adesso bisogna vedere se tutte le parti in causa decideranno di firmarlo: come ogni accordo frutto di trattativa infatti, anche questo documento tripartito non riesce a rendere soddisfatte le parti in causa. E se firma ci sarà, è soprattutto perché viene tirata in ballo la pace sociale, un bene prezioso più che mai, di questi tempi. Le associazioni dei datori di lavoro, e in primo luogo l’ANIS, avevano chiesto un documento vergato con più coraggio. Aveva fatto proposte per cercare di rendere più competitivo il sistema imprenditoriale, oggi in difficoltà non solo per via della crisi internazionale ma anche per le ataviche lacune strutturali (costo del lavoro decisamente più alto rispetto alla concorrenza italiana, pastoie burocratiche, mercato del lavoro eccessivamente rigido, eccetera). Aveva chiesto di poter intervenire sulla flessibilità degli orari di lavoro, su cui grava la necessità di contrattare con il singolo dipendente e con il sindacato ogni modifica dettata dalle esigenze del mercato. Ma soprattutto gli Industriali avevano chiesto di poter guardare con lucidità il quadro in cui ci si sta muovendo – la percezione della crisi purtroppo cambia giorno dopo giorno – perché la priorità numero uno deve essere la salvaguardia dei posti di lavoro, una conquista tutt’altro che scontata oggi, come dicono i dati presentati la scorsa settimana in Consiglio Grande e Generale dal Segretario all’Industria Marco Arzilli: a marzo i disoccupati erano 598, quasi 200 in più rispetto allo scorso anno, e i dipendenti in cassa integrazione 1.815, quasi 1.500 in più. E se non si offrono strumenti alle aziende, malgrado le indubbie doti degli imprenditori sammarinesi, allora è ben difficile sperare di evitare un massiccio ricorso alle riduzioni di personale, come sta già accadendo in tutta Europa. Il sindacato dal canto suo ha puntato molto sugli aumenti contrattuali, per contrastare l’inflazione (oggi allo 0,8%, su base annua le previsioni lasciano pensare un +1% o poco più): gli aumenti previsti sono del-l’1,6% per il 2009 e del 2,1% per il 2010, comprensivo di un aumento dello 0,30% dell’aliquota che il lavoratore dal 2010 dovrà versare nel fondo pensioni. La CSU ha inoltre puntato i piedi sul discorso della flessibilità, e l’ultima proposta (12 ore in più di flessibilità, di cui l’azienda può deciderne solo per il 50%) è tutto fuorché soddisfacente per i datori di lavoro.
L’OTTIMISMO DI MARCUCCI
“Come governo siamo impegnati al massimo” ha affermato lunedì il Segretario di Stato per il Lavoro Gian Marco Marcucci, convinto di chiudere a breve il tavolo tripartito, con il prossimo incontro fissato per giovedì 25 giugno. “Per i lavoratori aumentiamo la paga, per le imprese c’è un grande sostegno, insomma li agevoliamo in un momento difficile, e non ci sono no a priori”. In tempi brevi, insomma, secondo il Segretario Marcucci ci sarà la auspicata firma.
IL REALISMO DELLE IMPRESE
Prima dell’incontro “tecnico” di questo giovedì a Palazzo Begni riguardante il progetto di legge stralcio relativo alla riforma dell’indennità di disoccupazione e alla CIG, e il progetto legislativo sul credito agevolato (entrambi già avviati all’iter consiliare), l’ANIS aveva chiamato a confronto le aziende associate per fare il punto sulla situazione della trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro e per un confronto concreto sui riflessi che avrà sull’operatività delle società sammarinesi l’annunciato accordo contro le doppie imposizioni tra Italia e San Marino. Incontro che è avvenuto mercoledì mattina nella sala riunioni dell’Associazione, a cui – data la delicatezza dei temi – hanno partecipato i responsabili di numerose imprese associate. In quest’occasione dai rappresentanti delle aziende presenti all’incontro è emersa ancora una volta la preoccupazione per l’attuale situazione, e la perplessità circa l’effettiva efficacia dei provvedimenti in favore del-l’impresa inseriti nell’ultima bozza del documento tripartito. Per quello che riguarda le prospettive dopo l’imminente firma dell’accordo contro le doppie imposizioni tra Italia e San Marino. Non adeguarsi al modello OCSE non è più possibile, e con tale accordo cambieranno inevitabilmente le regole per quanto riguarda lo scambio di informazioni, i rapporti bancari e così via. Per questo motivo l’ANIS assieme alle imprese e naturalmente agli esperti del settore sta già valutando come muoversi per adeguarsi al rinnovato scenario.
Loris Pironi