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Un “utero materno” per riappropriarsi delle origini

da Redazione

L’architetto Mario Botta ha disegnato il nuovo manifesto del Cersaie 2009. “Il guscio” è il passaggio per riscoprire la ceramica di Madre Terra.

La genesi del nuovo manifesto del Cersaie 2009, affidato all’architetto Mario Botta, parte da lontano: due anni fa – nel 2007 – il Maestro ticinese, in occasione della Triennale di Milano, aveva presentato “Il guscio”, un’opera che si snodava lungo lo scalone della mostra. Botta l’aveva definita “un utero materno, attraverso il quale riappropriarsi delle proprie origini. E’ un architettura di passaggio, un percorso pensato perché il fruitore possa immergersi in questo materiale plasmato da argilla acqua e fuoco”. Il grande architetto ticinese aveva confidato che la piastrella di ceramica è stata una scoperta nuova, anche per lui. “Ho potuto apprezzare tante particolarità di questo materiale che mi erano assolutamente sconosciute, non solo in quanto superficie ma portatrice di profumi odori, sensibilità e percezioni che accompagnano la nostra vita quotidiana. E’ un guscio che ci invita ad entrare e ci chiama a salire i gradini lasciandoci avvolgere dalle piastrelle come se fossero un pelle”. Quell’idea, che contiene in nuce una grande potenza intima, oggi è cresciuta: Mario Botta – chiamato a firmare il manifesto del Cersaie 2009 a continuazione di una tradizione intrapresa nel 2000 con Ettore Sottsass e proseguita poi con le firme di Alessandro Mendini (2001), Massimo Iosa Ghini (2002), Denis Santachiara (2003), Hani Rashid (2004), David Palterer (2005), Antonio Citterio (2006), Toyo Ito (2007) e Thom Mayne (2008) – ha realizzato un’opera-spazio dove la ceramica avvolge in modo plastico e totale come un ‘utero materno’, attraverso il quale riappropriarsi delle proprie origini. “L’architettura è gravità, forma e materia che ospitano l’uomo, la vita – ha spiegato l’artista durante la presentazione del manifesto -. La ceramica viene dalla Madre Terra; ho voluto ricordare, con questa immagine, da dove veniamo, di che cosa siamo fatti, dove è la nostra casa. Ma anche dove andiamo: il futuro è già qui.” Tutto nasce dall’idea che la ceramica è un materiale naturale fatto da terra e fuoco e che finora ha avuto un uso abbastanza limitato. Fare architettura per Botta significa dialogare con il proprio presente, inteso come sedimentazione di esperienze e linguaggi che costituiscono il contesto, il riferimento del progetto. Storia, memoria, tradizione, sono da intendere come il contesto nel quale operiamo anche quando pensiamo di rinunciarvi. “L’architettura non va considerata come oggetto posato all’interno di un contesto, bensì come entità che si radica ad un luogo sempre unico. Per questo il territorio è parte integrante del progetto e mai elemento accessorio”. “L’uomo non ha bisogno solo di risposte tecniche e funzionali – ha spiegato l’architetto elvetico -. Ci sono componenti di storia, simboliche e metaforiche, forse più importanti della facilità con cui possiamo avere un servizio”. Come il guscio, che campeggia sul manifesto del Cersaie 2009: avvolgente e, fellinianamente, privo di spigoli, un invito a riscoprire il calore della piastrella che riporta all’origine della vita. Cersaie, la più importante vetrina internazionale del settore ceramico e arredobagno, aprirà i battenti dal 29 settembre al 3 ottobre 2009 presso il Quartiere Fieristico di Bologna per accogliere i professionisti della distribuzione, gli architetti ed interior designer, i progettisti, le imprese di posa e le grandi società di costruzione provenienti dai cinque continenti. La manifestazione è promossa da Confindustria Ceramica in collaborazione con Bologna Fiere ed organizzato da Edi.Cer. SpA in collaborazione con Promos.

Alessandro Carli

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