La crisi è contraddizione: la Cina inquinatrice punta sull’economia “green”, anche gli USA credono fortemente sull’industria a basso impatto ambientale come strumento per sconfiggere la crisi.
La Crisi è contraddizione e contrazione. E ricerca: di nuove frontiere, nuovi mercati. Quello che prima era zavorra demagogica che frenava il mercato, ora, può trasformarsi in un fantastico motore di crescita. E così la Cina comunista, pragmaticamente ipercapitalistica, che ha fondato la sua crescita senza fine sul valore aggiunto di un inquinamento ambientale senza limite, cambia colore: il Dragone Giallo diventa il Dragone verde. E’ in pole per vincere la gara per un’economia low – carbon, a bassa emissione Co2. Steve Howard, che dirige il Climate Group, ong ambientalista americana indica la chiave di volta: “I dirigenti cinesi si sono convinti che questa è la nuova ricetta del profitto”. Se si va a spulciare la maximanovra di investimenti pubblici varati dalla Cina per rilanciare la crescita, ci si imbatte in un verdissimo tesoretto: su 586 miliardi di dollari di spesa pubblica aggiuntiva, ben 220 miliardi (il 40%) va a finanziare l’industria verde, dal risparmio energetico alle fonti rinnovabili, dall’auto elettrica al motore ibrido. Anche l’altra superpotenza USA è convinta che l’industria verde può essere la via per uscire dalla recessione. Obama quindi rincorre il Dragone: su 787 miliardi di dollari di manovra di rilancio, ne stanzia una quota inferiore ma importante (112 miliardi) per l’ambiente. USA primi almeno in un settore: in 12 mesi installati 8.300 megawatt di impianti eolici, record storico; la Cina è seconda con 6.300 megawatt. Entro il 2009 però sarà il primo esportatore mondiale di turbine eoliche.
Saverio Mercadante