Home FixingFixing Diario della crisi del 5 giugno 2009

Diario della crisi del 5 giugno 2009

da Redazione

Per Mario Draghi la crisi italiana è "grave". E punta il dito sul sistema bancario.

Per Mario Draghi il Signor Ottimismo non se la passa molto bene. Il Governatore della Banca d’Italia, la scorsa settimana, nelle sue Considerazioni Finali ha affermato che la crisi economica italiana è “grave” a tal punto che un italiano su dieci potrebbe perdere il lavoro. E il Prodotto Interno Lordo che nel semestre ottobre-marzo ha avuto un calo del 7%, su tutto il 2009, crollerà al 5%; il debito tornerà ai livelli degli anni ’90, la spesa corrente salirà nel 2009 di altri tre punti. Il Tasso di povertà dell’ex Bel Paese è parecchio di sopra alla media europea: il 20% a fronte del 16% dell’UE. Per quanto riguarda gli investimenti, le imprese esprimono un forte pessimismo per tutto il 2009; si prevedono tagli al personale nel 40% delle aziende con più di 29 addetti. “L’Italia viene da vent’anni di produttività stagnante, bassa crescita, bassi investimenti, tasse alte. Occorrono comportamenti e riforme”. Draghi poi punta il dito verso il sistema bancario: rimane solido ma deve assolutamente evitare di contribuire alla mortalità delle imprese per asfissia finanziaria. Da una parte rileva che le banche hanno resistito allo stress test con il calo del Pil al 7%, dall’altra indica agli istituti una robusta mangiata di lungimiranza. Traduzione: riaprire i flussi del credito in una cornice comunque di prudenza. Allo stato attuale, il tasso di crescita del credito alle imprese non finanziarie si è letteralmente annullato ( era del 12%) contemporaneamente ai prestiti alle famiglie. Bankitalia in una sua indagine testimonia che l’8% delle imprese ha ricevuto un rifiuto a richieste di finanziamento: è la punta massima da metà anni ’90, era il 3% nel 2008; il 10%, da ottobre ha ricevuto richieste di rimborsi anticipati. Super Mario indica due soluzioni: il rapido pagamento dei debiti della PA, stop dei versamenti all’INPS delle quote del TFR non destinate ai fondi pensione.

Saverio Mercadante

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