Il curatore dello spazio sammarinese, Valerio Pradal: "Abbracciare tutti i Mondi da fare".
A circa 200 chilometri a nord dal Monte Titano – a Venezia, sull’isola di San Servolo – si è svolto, giovedì con la luce allo zenith, un evento eccezionale: la vernice – o l’anteprima – di 43°56’ 11, 77’’ Nord – Mondi da fare”, il progetto con cui la Repubblica partecipa alla 53esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale. Il curatore dell’iniziativa è l’architetto Valerio Pradal. Architetto, com’è nata l’iniziativa? ““L’idea è nata dalla Segreteria di Stato agli Affari esteri: a gennaio sono stato convocato per fare il curatore della partecipazione della Repubblica di San Marino alla Biennale. Ho verificato le regole per capire le opportunità: è necessario essere presenti con un progetto dignitoso, che rappresenti lo Stato, e soprattutto creare un dialogo, un confronto tra gli artisti”. Nel titolo dell’iniziativa compaiono alcuni numeri… “Sono le coordinate del parallelo che passa sopra la Statua della Libertà di San Marino. Volevo valorizzare il termine ‘libertà’ e avvicinarlo idealmente al parallelo, che ruota intorno al mondo per abbracciarlo”. Come avete lavorato? “Due giorni prima della vernice abbiamo fatto venire gli artisti sammarinesi a Venezia: è fondamentale la comunicazione. Sono state fotografate tutte le opere. Ogni artista però ha aggiunto un particolare, per contestualizzare le opere al luogo. Ogni lavoro è stato appoggiato a terra. La prima impressione è che le opere potrebbero sembrare dei loculi. Forse sì, ma nel momento della resurrezione…”. Lei citava la comunicazione…. “E’ importantissima. Il catalogo della mostra contiene un manifesto, interno, da staccare. I cataloghi sono stati appoggiati a terra in modo che i visitatori dovranno chinarsi per raccoglierli. Nel gesto dell’inginocchiarsi si instaura un dialogo con le opere stesse. Nella struttura che ci ospita abbiamo pensato a due grandi scritte, uguali nei contenuti, una posizionata a terra e una sul soffitto. C’è scritto: ‘Non calpestate i sogni’ in italiano, inglese e dialetto sammarinese”.
Alessandro Carli