Mentre l’ad della Fiat Sergio Marchionne giovedì pomeriggio (detto Marpionne, da Dagospia, il sito economico finanziario più informato d’Italia) scandiva agli analisti e ai sindacati: “Sarà l’anno più duro di sempre, lo scenario dell’auto non sarà più lo stesso”, l’Olanda si preparava con grande impegno a diventare l’ennesimo protagonista della Crisi
ING, il colosso bancario e assicurativo annunciava un’intesa con lo Stato su nuovi aiuti pubblici: si farà carico della maggior parte dei rischi connessi agli oltre 27 miliardi di dollari di titoli in portafoglio su attività a rischio e mutui in America. E, per non farsi mancare nulla in repertorio la società ha riferito che procederà a un consistente taglio all’organico, che colpirà 7 mila posti di lavoro, il 5 per cento del totale e marcate riduzioni dei costi.
Ma non basta. Il gruppo olandese di elettronica Philips ha annunciato il taglio di 6 mila posti di lavoro, dopo aver annunciato la prima perdita trimestrale dal 2003. Il rosso nel quarto trimestre di 1,5 miliardi di euro, contro un’attesa perdita netta di 1,2 miliardi di euro.
Da Londra intanto la recessione sembra spingere il Governo verso dejà vu anni Settanta. Secondo l’Indipendent, torna ad affacciarsi la prospettiva della settimana lavorativa di tre giorni per salvare le imprese, che a decine di migliaia, soprattutto nel comparto automobilistico, hanno manifestato l’intenzione di ridurre le ore di lavoro. Il governo, anche se ha smentito un piano a breve termine, sarebbe orientato a introdurre degli incentivi per i lavoratori. L’obiettivo, è comunque quello di evitare il boom della disoccupazione che già tra settembre e dicembre è balzata ai massimi dal 1997, al 6,1%. Nel ’73 lo sciopero dei minatori delle miniere di carbone aveva costretto il governo a imporre una settimana di tre giorni di emergenza.
Saverio Mercadante